Tea Room
10 luglio | 24 agosto 2019
Giorgia Zanuso
GOLDEN RATIO
Museo della Commenda di prè, Genova
Il 10 luglio ho avuto il piacere di partecipare alla inaugurazione di “Golden Ratio” di Giorgia Zanuso. L’esposizione delle opere è ospite al Mu.MA. all’interno della sala al primo piano della Commenda di Prè. Le opere sono state presentate da Nicoletta Viziano presidente del MU.MA. , dal curatore della mostra Claudio Castellini, dal critico d’arte Luciano Caprile e dalla stessa Giorgia Zanuso.
Giorgia Zanuso, classe 1985, è architetto di formazione e insegnante di storia dell’arte, vive e lavora a Bergeggi. Cresciuta da sempre tra opere d’arte e design nel 2012 inizia il suo percorso di artista.
GOLDEN RATIO è la sua ottava mostra personale, in questa fase artistica la tecnica utilizzata è quella del plexiglass inciso e strip led.
Il titolo della mostra riassume la ricerca di Giorgia Zanuso: una ricerca della perfezione per comprendere l’imperfezione della condizione umana.
Mi vengono alla mente le parole di Pico della Mirandola (1463-1494) nel De Hominis dignitate:
<<Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato, […] questa dimora del mondo quale ci appare […]. Ma, ultimata l’opera, l’Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un’ opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. Perciò accolse l’ uomo come opera di natura indefinita e, postolo nel cuore del mondo, così gli parlò: non ti ho dato, o Adamo, né un posto determinato, né un aspetto proprio, né alcuna prerogativa tua, perché tutto secondo il tuo desiderio e il tuo consiglio ottenga e conservi. La natura limitata degli altri è contenuta entro leggi da me prescritte. Tu te la determinerai senza essere costretto da nessuna barriera, secondo il tuo arbitrio, alla cui potestà ti consegnai […]. Non ti ho fatto né celeste né terreno, né mortale né immortale, perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto.>> L’uomo dunque non è un essere finito come gli animali (dotati di tutti gli strumenti che gli servono per sopravvivere) ma è un essere indefinito, è artefice del proprio destino. Questa teoria viene ripresa anche oggi dagli studiosi di antropologia: l’uomo è un essere incompleto, noi umani quando veniamo al mondo abbiamo bisogno di abiti, case…sembriamo quasi un progetto non riuscito, ci manca qualcosa per sopravvivere, impieghiamo molti anni prima di essere autosufficienti. Un paradosso: la specie umana quella che ha “conquistato tutto il mondo” è quella che parte da una situazione di incompletezza, vuoto, lacuna ma proprio questa mancanza iniziale ha fatto sì che gli esseri umani si adattassero meglio ad ogni tipo di condizione. Questo vuoto viene colmato con la cultura, strumento necessario per sopravvivere, che ci permette di rispondere in modi diversi alle domande che l’esistenza ci pone continuamente.
Ecco che per me la ricerca di Giorgia Zanuso è un tentativo di trovare delle risposte a questi grandi “misteri” espressi poi attraverso l’arte, un canale molto potente per comunicare e condividere i propri risultati con il mondo. Attraverso la sua arte Giorgia ci racconta dei suoi studi sulla geometria sacra, sulla sequenza dei numeri legati alla natura e di antichi testi.
Davanti alle sue opere, fatte di vetro, incisioni e luce, ho sentito qualcosa muoversi dentro, si è aperto un dialogo con alcune parti del mio inconscio che ricevevano il messaggio trasmesso. Un’esperienza di ascolto sottile. Mi sono immersa nelle linee e nel disegno di queste geometrie e immediatamente mi sono riaffiorate alla mente sensazioni, immagini, ricordi.
CURVA 1 | plexiglass e strip led | cm 80×80 è una delle mie opere preferite, ho esplorato l’infinito stretta in un abbraccio di ali. Accoglienza, sicurezza, le ali della nostra parte angelica, quel luogo sereno dove si sta in armonia.
CURVA 5 | plexiglass e strip led | cm 80×80 è stata scelta come opera simbolo di questa mostra. In me racconta libertà e leggerezza, movimento e danza. Mi dà quel senso di appartenenza alla vita e di viverla pienamente in sintonia seguendo con spensierata consapevolezza il suo ‘andare’
Una mostra da ammirare nella sua bellezza per lasciarsi trasportare dalle curve nei luoghi inesplorati del nostro inconscio dove risiedono tutte le nostre domande sui misteri dell’esistenza e su ciò che siamo.
Michela
Se desiderate ulteriori notizie su Giorgia Zanuso:
www.giorgiazanuso.com
Atelier – SS1 Via Aurelia 368, Vado Ligure (SV)
Bibliografia:
Giorgia Zanuso Golden Ratio, edizione De Ferrari 2019
Appunti delle lezioni di Antropologia del Prof. Aime
DANIEL LIBENSKIND A GENOVA PER PAGANINI
5 marzo 2019, Palazzo Ducale, Sala del Maggior Consiglio;
Daniel Libeskind in dialogo con Agostino Ghirardelli: Architettura e Musica!
Si apre l’incontro sulle note di Paganini, e Daniel Libeskind ci racconta del suo profondo amore per la musica e per il genio di Paganini.
Libenskind è polacco, è nato a Lods nel 1946, successivamente la sua famiglia si è trasferita in Israele dove ha incontrato la musica, sua grande passione. Qui inizia ad avvicinarsi alla fisarmonica (ci racconta che avrebbe voluto suonare il pianoforte ma che i suoi genitori gli comprarono una fisarmonica); all’età di 5 anni partecipa ad un concorso dove suona la toccata di Bach in D minore e il volo del calabrone di Korsakov meravigliando i tre giurati di fama internazionale con la sua esecuzione. In seguito si trasferì con la famiglia a NY nel Bronx dove “inciampa” nell’architettura e scopre la sua vocazione. Nella sua vita ci sono due paradisi, dice: Israele e New York, che sono i luoghi dove lui ha iniziato a studiare prima la musica e poi l’architettura.
“La musica è più importante dell’architettura …è la base di tutto”, ci racconta così del Partenone, prima di esso esisteva solo una collina dove si celebrava con la danza e poi dopo è stato costruito il Partenone. “Non suono più la fisarmonica ma l’architettura” entrambe sono precise, esatte, scientifiche e parlano ai cuori, sono un’esperienza spirituale. I primi a scoprirlo furono i Greci, Pitagora…le proporzioni, la matematica classica, l’armonia del cosmo che sta al di sopra dell’uomo. Ci ricorda l’importanza di entrare in contatto con il “sito”, di ascoltarlo, affondare nel terreno, sentirne le vibrazioni, per lui è un processo naturale, non sa spiegare come avviene, non esiste una formula.
Ci cita “il limite dell’ordine” di Valery che ci rimanda al suo ultimo libro “Edge of order” dove vuole spiegarci come navigare tra due pericoli: l’ordine e il disordine, bisogna evitare gli estremi, trovare un equilibrio. Libenskind è così che pratica l’architettura ma è valido anche per la vita stessa. L’architettura è come un violino: ha la funzione di trasportarci altrove! Il suo nuovo modo di guardare l’architettura si riscontra nel museo ebraico di Berlino, definisce la sua idea progettuale para-architettonica dove attraverso la creazione di un vuoto vuole dare una continuazione all’opera letteraria incompiuta “Mosè e Aronne”, del 1936, che viene così completata attraverso il luogo dal suono dei passi dei visitatori del museo. Il suono, l’ascoltare, l’equilibrio….sono elementi che tornano spesso nei discorsi di Libeskind e nelle sue architetture ed è proprio l’orecchio più profondo nel quale risiede il senso dell’equilibrio, non si trova in altre parti del corpo. L’orecchio può ascoltare i suoni del cosmo. Questo approccio lo ha utilizzato anche per la progettazione del Ground Zero, la sua è un’idea acustica! Portare l’acqua in questo luogo, come un fiume che potesse scorrere dall’inizio alla fine accompagnando la lettura dei nomi delle vittime. E’ riusciuto a creare uno spazio all’interno di NY dove non si sente più il traffico ma si sente solo l’acqua.
Come si fa a diventare grandi architetti della sua fama? Libenskind ci dice che deve tanto a sua moglie che sa fare tutte quelle cose che lui non sa fare e poi sicuramente ci vuole tanta fortuna, ad esempio Piranesi ha costruito solo una piccola chiesa, ma soprattutto deve piacere quello che si fa, non arrendersi facilmente, non essere pessimisti, il pessimismo è uno spreco di tempo, è meglio fare qualcosa di positivo, fare come i bambini che sono sempre rivolti al futuro con un sorriso e ci ricorda che il fallimento e gli errori sono importantissimi perchè ci permettono di rivedere delle cose, e spesso aprono nuove strade, come per lui: suonare lo strumento sbagliato, la fisarmonica, lo ha portato ad essere l’architetto che è oggi. Bisogna assumersi rischi senza garanzie, non c’è certezza di nulla, seguire un percorso, lui non si pone davanti un unico grande obiettivo come suggeriscono tutti i grandi guru contemporanei, gli sembra buffo avere un obiettivo, per lui è meglio avere un percorso, fare le cose in cui crede senza sapere dove lo porteranno perchè per lui la vita è un’avventura che dipende dall’equilibrio tra ordine e disordine. Ci ricorda poi di sognare: dobbiamo sognare qualcosa di migliore di quello che abbiamo, solo così possiamo portare gioia e arrivare allo spirito.
Michela